sabato 12 luglio 2008

Analisi post-draft: Central Division

da Baskenet.it

A due settimane dal draft, con le strategie delle franchigie che iniziano a trasparire dalle mosse operate sul mercato, andiamo ad analizzare brevemente, division per division, il draft delle 30 squadre NBA.


Rose rilancerà i Bulls?
CHICAGO
Giocatori scelti:
Derrick Rose (#1), Omer Asik (#36)
Un playmaker non era esattamente ciò di cui i Bulls avevano bisogno (tant’è vero che la tentazione Beasley ha fatto lungamente tentennare il GM John Paxson) ma, lasciato partire il problematico Duhon e messi sul mercato Hinrich e Gordon (solo uno dei due sarà scambiato, ed il secondo appare più sacrificabile per le somiglianze fisico-tecniche), Rose avrà immediatamente lo spazio necessario per dimostrarsi all’altezza della prima scelta assoluta. Ragazzo locale dal gioco spumeggiante e generoso, l’ex Memphis potrebbe in breve tempo diventare il nuovo idolo dei tifosi della Windy City a suon di risultati e bella pallacanestro sull’onda dell’entusiasmo del “novellino” della panchina Vinny Del Negro.
Asik, al 36, potrebbe essere una scelta azzardata, ma è in ogni caso improbabile che il lungagnone turco “faccia la squadra” fin da subito. Il salary cap, al capitolo matricole, sarà già sufficientemente appesantito dal contratto da primo della classe di Rose.

CLEVELAND
Giocatori scelti:
JJ Hickson (#19), Darnell Jackson (#51), Sasha Kaun (#56)
Con gente come Varejao e Ben Wallace in squadra, la scelta di un’ala sottodimensionata e con mani di pietra come Hickson appare decisamente priva di senso, a maggior ragione considerando che a quel punto erano ancora disponibili lunghi decisamente più intriganti come Ajinca, Koufos e Ryan Anderson. L’ex NC State, per la verità, qualche movimento offensivo vicino a canestro ce l’ha, ma è difficile pensare che sia abbastanza per le necessità dei Cavaliers. Discorso simile per Jackson e Kaun (quest’ultimo ha già preso la strada dell’Europa), due giocatori che potrebbero non rientrare nei piani della franchigia né ora né in futuro.
L’impressione è che Danny Ferry abbia deciso di non fare scelte “impegnative”, forse nel disperato tentativo di risparmiare qualche dollaro per trattenere LeBron James nel 2010. Ma “The King” non resterà certo a marcire in Ohio con un roster di mezzi giocatori.

DETROIT
Giocatori scelti:
Walter Sharpe (#32), Trent Plaisted (#46), Deron Washington (#59)
Prima o poi i Pistons si stancheranno di draftare animali da rimbalzo con tanta grinta e pochi centimetri nell’eterna ricerca di un nuovo Ben Wallace. Ma quel momento non è ancora arrivato, ed ecco quindi che, dopo aver selezionato un’ala tecnicamente presentabile come DJ White, Joe Dumars ha pensato bene di “regalarla” a Seattle in cambio di uno come Sharpe che persino i siti specializzati trascuravano. Qualcuno dice che è un talento incompreso, c’è da sperare che coach Michael Curry lo comprenda in fretta perché in caso contrario la scelta potrebbe rivelarsi sprecata.
Poche chances di trovare un ingaggio per Plaisted (arrivato dai Sonics assieme a Sharpe), ancora meno per Washington. Un po’ di Europa, intervallata alla giusta dose di NBDL, non potrà che giovare al centro texano ed all’ala della Louisiana.

Hibbert, Ford e Rush, le tre addizioni dei Pacers
INDIANA
Giocatori scelti:
Brandon Rush (#13), Roy Hibbert (#17)
Concentratasi sul rischioso scambio O’Neal-Ford, la dirigenza dei Pacers ha scelto di andare sul sicuro con due giocatori pronti a dare da subito un contributo al piano di sopra: Rush è un tiratore, atleta e difensore di assoluto valore, e potrebbe anche puntare direttamente al quintetto, mentre Hibbert, tanto verticale quanto meccanico nei movimenti, darà una mano sotto le plance con il suo gioco di fioretto ma non per questo carente in termini di solidità. Entrambi hanno alle spalle una carriera universitaria più lunga della media (dei giocatori NBA, si intende), che ne ha comprovato l’affidabilità, ed a meno di panchinamenti prolungati un loro apporto alla causa giallonera non si farà attendere.
Usare una delle due scelte per un giovane di maggiore prospettiva, però, non sarebbe stato poi così sbagliato, considerato il limbo in cui il team di Indianapolis rischia di trovarsi nelle prossime stagioni.

MILWAUKEE
Giocatori scelti:
Joe Alexander (#8), L.R. Mbah a Moute (#37)
Yi Jianlian a Milwaukee non voleva proprio starci, e con un anno di ritardo il front office di Bucks lo ha accontentato spedendolo ai Nets, in cambio di Richard Jefferson, in modo da lasciare spazio per il buon Alexander, ala di talento il cui unico rischio è quello di non trovare una collocazione tecnica in un quintetto NBA. Troppo poco rapido e tiratore per l’ala piccola, troppo leggero per l’ala forte, l’ex West Virginia ha comunque le capacità atletiche, tecniche e mentali per dire la sua tra i professionisti. Dimostrare di valere l’ottava chiamata, in ogni caso, non sarà impresa agevole.
Mbah a Moute, invece, potrebbe essere il tipico “buon giocatore” di college che diventa “buon giocatore” NBA, se saprà inserirsi nello scacchiere di Scott Skiles tra la guardia e l’ala piccola: ottimo atleta, difensore insidioso, il camerunese da UCLA sarà altrimenti pronto a varcare l’oceano per costruirsi una carriera alla Romain Sato.


Andrea Rizzi

Nessun commento: