venerdì 4 luglio 2008

L'ultima luce del tramonto di Seattle

da Basketnet.it

Precisazione iniziale d'obbligo: nel momento in cui viene scritto questo articolo, dedicato al vincitore del premio di matricola dell'anno della stagione NBA 2007/08, i Sonics comunicano ufficialmente dal loro sito web la relocation della squadra ad Oklahoma City.
Kevin Durant è risultato dunque essere il miglior rookie, vale a dire il miglior debuttante della stagione che è appena passata agli archivi.
Un premio davvero meritato per l'ala piccola nativa Washington che ha guidato tutte le matricole in punti e che era nella Green Room pure nel draft di qualche giorno fa per salutare il suo grande amico Michael Beasley (scelto dai Miami Heat) e per complimentarsi con Russel Westbrook (scelto proprio dai Sonics), Questo premio è forse l'unica e l'ultima consolazione per i tifosi della Emerald City, un tempo non troppo lontano abituati ad applaudire Shawn Kemp e Gary Payton ed a sperare nella vittoria dell'anello.
Premio come si diceva meritato ma non tanto facile da pronosticare nell'estate del 2007, all'epoca del NBA draft in cui la parte del leone l'aveva ricoperta Greg Oden, da Ohio State University, chiamato poi da Portland con il numero 1 assoluto.
Durant fu così scelto con la seconda chiamata da Seattle.
Sfortuna o fortuna (a seconda del lato da cui si guarda la vicenda) volle che Oden sia stato costretto a saltare l'intera stagione a seguito di un'operazione chirurgica al ginocchio.
Il ragazzo da Texas University, è stato scelto a Seattle nella notte in cui la stella della squadra, Ray Allen, era appena passata a Boston; poco dopo anche Rashad Lewis, il secondo violino dei Sonics avrebbe lasciato il northwest per andare a rinforzare gli Orlando Magic e da subito si capì che avrebbe dovuto iniziare immediatamente a mostrare tutto il suo enorme talento per tenere a galla la sua nuova squadra in una western conference assolutamente tremenda.
Fu chiaro infatti che sarebbe stato questo ragazzo alto poco più di 2,05 e magrissimo ma con un animo assolutamente competitivo il go to guy della squadra, il giocatore a cui la squadra si rivolge in prima istanza per avere il bottino di punti più importante.
D'altronde che fosse un predestinato, uno che ce l'avrebbe fatta lo si era visto già ai tempi del liceo: si era distinto alla Montrose Christian HS ed alla Oak Hill Accademy HS per la capacità di segnare vagonate di punti e prendere comunque un cospicuo numero di rimbalzi e se infatti David Stern non avesse introdotto la clausola che obbliga i ragazzi a fare almeno un anno di università dopo essere usciti dal liceo probabilmente anziché applaudire Bargnani come prima chiamata assoluta nel 2006 avremmo visto Oden e/o Durant essere chiamati per primi.
Durant così dopo l'esperienza liceale sceglie di giocare per i Texas Longhorns, dove vi resta per l'appunto un solo anno (la stagione 2006/07) ma anche dove riesce a fare incetta di trofei e riconoscimenti: gioca 35 partite segnando in media 25.8 punti a partita e catturando 11,1 rimbalzi abbondanti a partita e guadagna tra le altre cose il titolo di National Player of the Year assegnatogli dalla Associated Press, vince pure il Naismith Award, il Wooden Award ed il trofeo Adolph Rupp. Mai nessuno prima di lui aveva vinto così tanti premi. Ovviamente viene incluso nel primo quintetto NCAA.
Durant in azione per Texas
Nessuno nella storia del suo ateneo ha segnato nella BIG 12 così tanti punti e catturato così tanti rimbalzi in una stagione.
Con credenziali assolutamente da stropicciarsi gli occhi inizia la sua stagione NBA, in cui disputerà 80 partite su 82, e la prima partita ufficiale è contro Denver il 31 ottobre (match perso, nda.), gara in cui Kevin ne scrive 18, ma che risultano essere il classico loosing effort, evidentemente non sono sufficienti alla causa.
Nel mese di novembre segna 20.6 punti di media ma il trend è decisamente negativo: si capisce subito che Seattle sarà chiamata ad interpretare il ruolo di Cenerentola nella western conference.
In dicembre Kevin registra una leggera flessione registrando 18.8 punti a partita, in compenso però i Sonics sembrano dare qualche piccolo segnale di ripresa (sia chiaro, il saldo totale resta comunque ampiamente negativo).
Kevin al tiro
A Gennaio Kevin incrementa i punti di media portandosi a 19.4 a partita ma l'inizio dell'anno è tremendo per la sua squadra: dal 3 gennaio al 27 gennaio si contano 13 sconfitte: un autentico macigno sul morale di chiunque, ed a poco vale la vittoria sugli Spurs che spezza questo periodo infernale.
In Febbraio con 18.1 di media, il ragazzo cala ancora in punti segnati e pur registrandosi vittorie su New York, Sacramento e Portland, anche in questo mese il saldo è negativo a causa anche di una serie di 4 sconfitte consecutive subite a fine mese.
A marzo i punti salgono di nuovo a 21.8, ma anche qui come in gennaio una terribile striscia nera affonda nuovamente l'umore della squadra, come sempre Kevin lotta e fa di tutto per vincere ma non si può sottacere la striscia negativa di 11 sconfitte tra il 4 ed il 22 marzo, serie chiusa anche qui da una vittoria importante, questa volta contro Portland
In aprile l'ex longhorn segna 24.3 punti di media a partita (gemma finale i 42 punti nella sua ultima partita contro gli Warriors), Seattle ne vince 3 e ne perde 5.
Dunque possiamo dire che cambierà i suoi tifosi, vedrà nuovi volti ma per l'ex giocatore di Texas ci sono cose che possono dirsi certe: diventerà un All Star a breve distanza, farà impazzire gli avversari che dovranno marcarlo e sarà cosciente di essere stato l'ultimo spettacolo l'ultima delizia che i tifosi della Emerald City hanno potuto ammirare.


Edoardo Orlandi

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